Salvatore Iannelli

Ago 262021
 
Resoconto O.R.CO. 21-22 Agosto 2021

Sono passati 2 anni e 3 mesi dall’ultima volta in Khayyam, lo intercettammo dal Finis Africæ attraverso una serie di passaggi tutt’altro che comodi ma probabilmente più comodi dei famosi “Castighi di Dio” che si trovano a monte del punto di congiunzione fra questi 2 rami del Fighiera.

Foto S. Iannelli

Dico probabilmente perché dato che non ci sono mai stato preferisco evitare di riempirmi la bocca con affermazioni mitologiche fondate sul “sentito dire” come spesso accade fra strane forme di speleologi.

Dunque venerdì sera ci incontriamo a Levigliani, riuniti a cena per organizzare al meglio questa punta in Fighiera. Con noi ci sono anche alcuni cari amici che non ci seguiranno in grotta ma ad ogni modo ci rendono piacere con la loro presenza, é risaputo che delle sane risate a tavola in buona compagnia non hanno mai fatto male a nessuno. Appena finito di mangiare usciamo a fare delle prove di calibrazione del Disto ma non essendo molto soddisfatto del risultato decido di rimandare il rilievo, quindi passiamo a preparare i sacchi in maniera maniacalmente efficiente e alle 2:00 ci mettiamo finalmente a riposo. Ogni tanto osservo gli altri dormire mentre faccio i conti dei materiali da recuperare dai nostri magazzini ipogei, poi alle 5:30 suona la sveglia, schizziamo in piedi e all’alba partiamo verso il 19°. Qualcuno é anche riuscito a godersi 3,5 preziosissime ore di sonno… Faró finta di aver dormito anche io.Alle 10:00 siamo al Campo Base Hilton, la pacchia dei nostri 4 sacchi mezzi vuoti é giustamente finita, da qui in avanti cominciamo a caricare corde e attacchi lungo la via. Era imbarazzante andare in giro con il sacco da pellegrino scuriosatore di esplorazioni altrui…Scendiamo rapidamente nel “Finis Africæ” e ci infiliamo nei passaggi che portano alla saletta “KYM”, adesso la situazione comincia a farsi veramente scomoda, la via si alterna dallo stretto, al basso, al bagnato e tutto ovviamente molto ventilato, con qualche pozzetto da scendere in corda. Uno spettacolo… Per fortuna che é così! almeno ne tiene lontani tanti preservando l’affascinante meandro dal quale, totalmente avvolti dalle concrezioni, si trova accesso al Khayyam.

Riprendiamo i passi dal limite in cui 2 anni fa ci eravamo spinti io e Antonio, da qui in poi dobbiamo rimboccarci le maniche. Abbiamo un meandro davanti a noi dove é possibile proseguire sia in alto che in basso partono Veronica e Jack per vedere come evolve, seguo Veronica in una bella condotta di modeste dimensioni poi trovo una corda che scende giù, é datata e per niente usurata, non servirebbe nemmeno, con un po’ di abilità in contrapposizione si disarrampica il meandro fino ad arrivare alla base, poi un altro salto porta in un ambiente più largo, sento jack che mi parla é abbastanza vicino ma é separato da me da 4 metri di strettoia a prova di gatto quindi l’unica via é quella alta. Da qui abbiamo di nuovo 2 possibilità di prosecuzione, la maggior parte dell’aria passa in alto ma sono convinto che non sia questa la via. Marco torna a verificare per sicurezza. Mangiamo un boccone e ripartiamo armando lungo un fratturone inclinato per circa 25m, alla base si esclude subito una delle 2 direzioni visto che non ci passa nemmeno un piede, dall’altra parte invece ci passa l’aria e anche il piede, il resto un po’ meno… Va avanti la strettoista a perdere poi seguiamo io Jack e Marco. Quante risate li dentro… Sbuchiamo in un pozzo camminando su blocchi di crollo, perdiamo un bel po’ di tempo a ripulirlo dalle insidie, alcune fin troppo grosse, giunti alla base proseguiamo al soffitto di una forra concrezionata fino ad affacciarci su un’altra verticale, é facilmente intuibile che dobbiamo traversare sorvolandola, quindi vado avanti e metto in sicurezza il passaggio, da qui a pochi metri ci affacciamo su un pozzo ampio e spuntano alcuni dubbi. Si vede un terrazzo in lontananza sul lato destro, armo la verticale e scendiamo tutti, 10 metri avanti a noi un’altra verticale che da su un attivo, i dubbi stanno diventando certezze… Che la diritta via era smarrita! Devo scendere per averne conferma e infatti la forra diventa oscura, stretta, con le pareti ricoperte di fango, l’ultima sfiammellata é di chi ha osato per altri 2 metri. Ho perso gia troppo tempo, torno su di corsa.

Qualcuno comincia ad avere sonno… Esclamo: “ma se sarà appena ora di cena!dai su, ci siamo lasciati qualcosa alle spalle, torniamo indietro a cercarla” Veronica e Marco tornano all’attacco della verticale e si separano in perlustrazione. Io e Jack puntiamo a raggiungere il terrazzo e ci prepariamo a chiodare un traverso pur non avendo alcuna voglia di farlo, immaginando che la via che stiamo cercando non sarà certamente li e infatti non chiodo un bel niente. Giunto alla quota del terrazzo chiedo a Jack di spostarsi da sotto e saldo a qualche appiglio, con l’aiuto di un cordino, raggiungo la meta. Il Gran Maestro suggerisce che in certi casi bisogna sentirsi dentro una bolla concentrandosi esclusivamente su quei pochi centimetri che ti circondano contenuti in essa. Le ovvie controindicazioni sarebbero: “se fai qualche flop la bolla non ti tiene e ti fai un bel volo pendolando contro la parete opposta” ma intanto il suo suggerimento mi é d’aiuto come sempre. Qui osservando verso l’alto vedo un pozzo di grandi dimensioni, una diramazione verticale attraverso blocchi di crollo da su un altro ambiente che sembra essere grande, tento una folle arrampicata, per circa 15-20 metri, i blocchi sembrano stabili e oltretutto guardo bene di non volare giù. Mi sto chiedendo perché diavolo stia arrampicando qui dentro seppur certo che la via non sia questa. Che domande… Il “conosciuto” mi interessa relativamente e sono appena giunto alla base di un altro pozzo con la bava alla bocca e il timore alle spalle, mentre da dietro mi sento urlare in lontananza da Marco “Veronica ha trovato delle condotte” mi spunta un sorriso provvisorio… Adesso guardiamo come disarrampicare. Arrivo da loro, Veronica mi dice “vai un po’ a vedere” mi affaccio, esclamo “Eccola qui l’aria!” le chiedo se salgono su a forma di aspirale e mi dice di si, almeno per il tratto che le ha percorse. Non c’é dubbio, ci siamo! Percorriamo le condotte fino a sbucare in una galleria e da qui a pochi metri arriviamo nella galleria principale. Quanta roba che c’é da rivedere in Khayyam… Mentre mordiamo delle barrette disgustose, sorrido e dico “é qui che comincia la grotta, si risale!”, imbocchiamo il “Ramo degli Orchi” lasciandoci alle spalle l’enorme galleria e tante emozioni, durante le risalite mi rendo conto che ci sarebbero diversi tratti da rendere più agevoli e sicuri, ma stanno bene come stanno. Lasciamo alla grotta il beneficio di prendersi gioco di chi non la comprende e non se la guadagna.

Il sonno comincia a mostrarsi seriamente con strani effetti. A tratti sembra di dialogare con degli ubriachi, allora cerco di tenere alto il morale di tutti pedalata dopo pedalata “forza! Non saranno certo i capricci e il sonno a portarci fuori da qui” Arrivati in Galleria di – 250 sembra di essere fuori ma il 19° non é ancora vicino. 4 anime dannate vagano in galleria, ogni tanto rompo il silenzio richiamando l’attenzione dei miei compagni per tenerci svegli. Finalmente si sente l’aria di fuori, il 19° ci regala il solito panorama spettacolare, con l’alba sugli appennini, ritorna la gioia sui nostri volti e parte un urlo che avranno udito fino a Castelnuovo, subito dopo ci sdraiamo nell’erba e ci mettiamo a dormire per qualche minuto prima di scendere alle macchine e andare a mangiare.

Partecipanti :

Veronica Bacchinucci, Maurizio Rizzotto (Jack), Salvatore Iannelli, Marco Florio.

Ott 282020
 
 
 
Sono le 10:00 di sabato mattina quando cominciamo ad entrare dal Becco. 
La squadra dei pisani composta da Marco, Andrea, Giovanni, Riccardo e Daniele (non abbiamo ancora capito se ha mandato il clone o era autentico) é sul piede di guerra per le risalite che gli spettano, tant’è che hanno intenzione di legare da subito Daniele… non per fargli sicura, ma per evitare che scappi su per le pareti. 
La squadra nostra invece é ridimensionata per via di alcuni imprevisti, ma fortunatamente a me e Ivan si sono aggiunti Chiara e Juri. Proseguiamo verso il Ramo degli Orchi.
 
Arrivati in galleria di – 250 io e Ivan allunghiamo il passo per selezionare i materiali da portare giù per l’esplorazione… Bene, dopo aver “finto” di contare e scegliere cosa potrebbe servire o meno, prendiamo tutto quello che c’è e proseguiamo.
Alla base del Pozzo Versilia i pisani si dividono e cominciano una risalita verso un arrivo di notevole dimensione (molto più grande di quello dal quale proveniamo noi) e una seconda risalita non molto distante dallo stesso pozzo. 
 
Noi proseguiamo fino all’Auditorium per riprendere la nostra esplorazione da dove ci eravamo fermati…stiamo per scendere il Pozzo che presto prenderà il nome di “Pozzo a Chiocciola” ma Juri decide che i tordelli sono più buoni del Marron Glacé quindi fa dietrofront insieme a Chiara.
Io e il Maresciallo mangiamo con molta calma consapevoli di andare in contro ad una lunga giornata… 
Stendiamo la prima 30, seguita da una 20, poggiamo i piedi per terra, tutto a un tratto il pozzo sembra chiudere e invece tramite un passaggio in mezzo ai blocchi di crollo si continua a scendere girando come un vortice, potresti infilarti e incastrarti ovunque ma non é detto che sia li la via, magari é proprio in quel buco dove passa l’acqua… ma no, l’aria é pigra e sceglie la via più comoda che comunque non é comoda, ma a tratti asciutta e pulita. Dopo pochissimi metri troviamo una diramazione che porta in una sala totalmente asciutta, piena di sabbia e apparentemente priva di flussi d’aria, il pozzo sembrava continuare, o meglio, é evidente! Dobbiamo solo sperare di continuare a trovare la via fra questi blocchi. Ogni tanto sembra riaprire sulla verticale, stendiamo altre 2 corde, poi un passaggio mi concede strada dopo qualche manovra di contorsionismo e l’aiuto di un forte stillicidio… “Maresciallo, aspetta un secondo all’asciutto che ti dico se ne vale la pena” mi affaccio inun punto dove sembra finalmente riaprire, chissà per quanti metri… I sassi che lancio non parlano molto chiaro, resta solo una 40, ritorno dal maresciallo a dirgli che “gli tocca” attraversare il passaggio scomodo perché il pozzo continua!
 
Ma esistono davvero passaggi che possono essere definiti tali di fronte ad un esploratore che ha appena scoperto che la grotta continua?? 
Ma chi ci crede? 
Tanto é il sacrificio quanto il piacere della scoperta! 
 
Il Maresciallo mi raggiunge subito entusiasta della notizia.
 Speriamo di non dover buttare una 40 su un tiro corto… Magari poi seguito più a valle da uno lungo… 
Dopo i primi 3 metri nello stretto, il pozzo si apre con lo stesso diametro che aveva nella parte alta.
No, la 40 non va sprecata, é appena sufficiente per arrivare alla base!  Il pozzo non sembra chiudere ma ci sono di nuovo i blocchi che ne ostruiscono la base e stavolta arriva acqua un po’ ovunque ma si vede uno sfondamento laterale fuori dalla pioggia, beh la doccia la faccio dopo, intanto mi avvio a controllare quello…un paio di metri e si apre una galleria di notevoli dimensioni alla base di un salto da circa 7 metri.
Situazione allucinante…Mi giro verso il Maresciallo urlando “continua! Guarda qua che roba!” ma abbiamo finito le corde. Torno alla base del pozzo a fare la doccia per vedere meglio la situazione, guardiamo fra i blocchi, sembra continuare anche li…si intravedono ambienti più spaziosi di quelli attraversati in precedenza. 
Il salto da 7 verso la galleria non si disarrampica, “Maresciallo togliti le longe, tanto non ti servono più….” Le longe mie unite alle sue più i pedali sono calcolate alla perfezione per scendere nella galleria e nel frattempo un boato sovrasta il rumore della pioggia che arriva alla base del pozzo. 
La galleria é ingombra da massi enormi, avanziamo sognando ad occhi aperti, il maresciallo comincia ad arrampicare per scavalcare i massi io mi affaccio su alcuni sfondamenti che vediamo sotto di noi, ci aiutiamo per spostare alcuni blocchi di marmo che ci consentono di risalire più facilmente un ultimo tratto più rischioso 
“O troveremo una strada o ne costruiremo una” poi ci troviamo alla base, concrezionata, di un pozzo di dimensioni maestose. 
Il boato é sempre più vicino, ma che diavolo c’é qua sotto?  90° a sinistra si apre un’ altra via in una grande frattura, disarrampichiamo per qualche metro poi vediamo un salto nel vuoto di circa 15 – 20 metri, stavolta abbiamo finito anche le longe e non é il caso di tirare giù massi fino a creare una scala. 
Dopo qualche minuto di sosta sbalorditiva ripartiamo in direzione c.b. Hilton facendo il rilievo di tutta la parte esplorata.
Alle 3:00 dopo aver cucinato e divorato mezzo kg di pasta al ragù mettiamo le ossa a riposo.
Poco prima delle 8:00 siamo di nuovo svegli e diretti alla sala delle gocce per disarmare il p70 e fare altri lavori, ma per alcuni imprevisti siamo costretti a fare dietrofront.
Approfittiamo quindi per ricontrollare alcune corde del magazzino e poi ci dirigiamo verso il 19°, ma il piacere non é ancora finito….
Una volta fuori troviamo Andrea Gobetti e alternandoci in racconti di tutti i colori  passiamo l’intera via del ritorno a rivivere la storia di questa grotta e l’operato degli ultimi mesi di Progetto ORCO, quando ad un certo punto Andrea mi da una scossa dicendomi “Salvatoreee mi fai venir voglia di tornare a esplorare il Fighiera! ”  
 
 
Subito dopo, Daniele e Marco mi raccontano telefonicamente quanto é stato fatto da loro nelle risalite:
 
La voglia di andare in grotta in questo 2020 è stata messa a dura prova…e ricominciare non è stato semplice…qualche uscita minima…un po’ di palestra di roccia…e la grotta??? La forma fisica è lontanissima dalla normalità e questo mi fa rinunciare a molte uscite proposte….ma il richiamo dell’ORCO è sempre più forte e dopo aver “saltato” l’ uscita di settembre decido di organizzare una squadra di solo pisani…..il GSPI si rimette in gioco…le previsioni meteo sono pessime, ma ormai ho deciso che il mio gruppo parteciperà e da buon presidente mi adopero per la riuscita della spedizione. Ci troviamo con Salvo alla marginetta…al momento non piove …ci cambiamo velocemente e saliamo al becco…arrivati alla galleria di -250 Salvo si avvia per recuperare dei materiali in zona P30 e noi con calma ci incamminiamo verso il nuovo mondo…io sono già stato qui, ma solo fino alla corda dei ciliegi…il” bianco” ci aspetta…un cunicolo di merda si prospetta davanti a noi… fango in corchia?? difficile da credere ma è proprio così…ancora una volta mi ricordo che il marrone non è il mio colore preferito…Ad un tratto tutto finisce…e ci affacciamo  su un pozzo maestoso …. l’ambiente è enorme e con difficoltà intravedo la base del pozzo….90,  100 metri mi separano dalla base,..scendiamo tutti e  qui ci dividiamo i compiti,.la squadra di Salvo continua verso il basso per proseguire  l’esplorazione mentre noi dobbiamo attrezzare due risalite… Andrea e Riccardo scendono ancora per 30 metri circa ed iniziano a lavorare ma la risalita finisce a 10-12 metri, in cima a un grosso blocco di detriti. Le pareti sono compatte e non lasciano nessuno spiraglio all’immaginazione. Sulla parete opposta alla risalita è possibile scendere di 4 metri, ma rimanendo comunque sulla frana, e l’unico altro passaggio è lungo la parete in cui si sviluppa il meandro, una spaccatura attiva con forte stillicidio e pareti taliglienti, che comunque scende per 4 metri circa, infilandosi nello stretto. Nessuna valida alternativa al meandro sottostante….smontano tutto e ci raggiungono. Nel frattempo Io, Giovanni e Daniele iniziamo una risalita verso un arrivo d’ acqua di notevoli dimensioni…decidiamo di risalire a sinistra,..forse il tratto è più lungo, ma decisamente più semplice… Daniele litiga con i multimonti e dopo molteplici incazzature facciamo la conta dei fix ed andiamo avanti fino al loro esaurimento….alla fine siamo risaliti per 25 metri…ancora 10 circa da armare,poi un po’ di libera e circa 20 per arrivare in cima…ma questa altezza già basta per vedere che la condotta promette…eccome sé promette…. riunitisi tutti alla base del pozzo, lentamente ci avviamo all’uscita, che sarà lunghissima…..la forma fisica è andata a farsi benedire……concludiamo la serata con le gambe sotto al tavolo, ma già la mente va al prossimo ORCO……Con un po’ di forma in più.
 
Marco Oppo. 
 
 
 
Il boato era riprodotto dall’ acqua.. Tanta acqua! Eppure gli attivi del Fighiera erano tutti a regimi abbastanza “bassi” (cosa che si é riconfermata anche sulla via del ritorno) invece li sembrava di essere al fondo.
 
Il Ramo degli Orchi ha raggiunto la quota di -520 del sistema Corchia  quindi -270 dalla “Grande galleria del Fighiera” (dove ne abbiamo aperto l’accesso) ed uno sviluppo complessivo di 435m
 
 
Partecipanti all’uscita:
Marco Oppo, Daniele Antonetti, Andrea Russino, Giovanni Bucarelli, Riccardo Moggia, Chiara Vannucci, Juri Montese, Ivan Ghiselli (il Maresciallo), Salvatore Iannelli. 
 
Saluti. 
 
Salvatore Iannelli. 
 
 
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