ORCO/Corchia2.0 – Relazione uscita del 12-13 Gennaio 2019

Relazione uscita

Ci troviamo alle 9:00 a Levigliani con i ragazzi del GSAV, Barbara e io e, dopo una “colazione da montanari” e l’ennesimo caffè, ci dirigiamo verso il 19°. Poco dopo essere entrati giungono notizie riguardanti una serie di imprevisti da parte del secondo gruppo che sarebbe dovuto entrare poco dopo.

Arrivati al vecchio Campo Base dei piemontesi ci dividiamo.
Alessio e Linda prendono la diramazione in basso a sinistra dal vecchio campo che va verso l’ingresso del Cacciatore, con Antonio e Cristian che seguono facendo il rilievo. Scendono di una ventina di metri di quota, trovando una strettoia dove perdono qualche minuto per migliorare il passaggio, giungono poi su un bivio dove dalla diramazione sinistra ritornano verso il nodo OM mentre a destra proseguono lungo la forra principale.


Cesare e Michelangelo proseguono invece lungo la galleria fino a prendere la corda che intercetta la diramazione alta , proseguendo poi sulla stessa, notano diversi camini sopra di loro, fino a trovare un pozzo grande da risalire dove sono costretti a fermarsi per mancanza di materiale.

Barbara e io proseguiamo verso il Campo Base ORCO dove mangiamo velocemente, prendiamo il materiale occorrente e ripartiamo verso Finis Africae.
Sceso il p20, arriviamo in cima al p30 dove c’è bisogno di un attento lavoro di ripulitura per evitare spiacevoli imprevisti. A lavoro quasi ultimato arriva la terza squadra composta da Ada, Valentina, Tullio, Stefano e Leo.
Scesi tutti alla base del pozzo c’infiliamo nella prima diramazione a destra , lungo una frattura che porta in una sala dove c’è un arrivo dall’alto. Sul lato opposto una feritoia, sempre sul pavimento, lascia intravedere una stanza vista da me e Leo nella scorsa uscita. Tornati indietro ci dirigiamo verso il fondo .
Arrivati all’imbocco del successivo p20, facciamo rotolare giù qualche blocco abbastanza pericoloso che ingombrava il ciglio del pozzo, dopo di che scendiamo nella saletta alla base del pozzo, dove troviamo la scritta di benvenuto “Finis Africae” e dove facciamo una breve sosta, con qualche racconto epico riguardante le grotte di casa (Parco del Matese).

Mentre Tullio e Ada trovano un passaggio con aria fra blocchi di crollo e scendono a controllare quella via, proseguiamo scendendo un saltino di circa 4 metri e traversando su un p60 per raggiungere una finestra che dà accesso ad un cunicolo percorso da una discreta corrente d’aria.
Dopo aver migliorato le condizioni del cunicolo, percorrendolo per circa 15 metri ci affacciamo su una sala ampia. Armato un salto da 7 metri, ci spostiamo nella parte inferiore della sala scendendo un saltino da 4 metri.  Qui, di lato, esiste un passaggio che diventa subito stretto e presenta un notevole flusso d’aria, proprio all’imbocco della strettoia troviamo una sigla: “KYM”. Controlliamo poi vari passaggi uno dei quali torna sulla direzione di quello segnato con la sigla. Nonostante che abbiamo ancora una decina di attacchi completi, una 40 e qualche spezzone, dopo aver fatto l’inventario del materiale rimasto, decidiamo di rientrare. A mezzanotte siamo al campo.
Tullio e Ada si sono già incamminati verso l’uscita, mentre Antonio, Cesare e Linda ci raccontano di essere stati a rivedere le zone nel ramo dello Gnomo dove andammo io e Daniele nell’uscita del 2/6/2018. Ci mettiamo a dormire per circa 6 ore .

La scritta lasciata dai torinesi nel 1985

Domenica mattina riordiniamo il campo e aggiorniamo l’inventario del materiale al C.B. Poi ci dirigiamo tutti verso il caposaldo 61 dove poi ci dividiamo. Barbara e Antonio girano a sinistra proseguendo fino alla frana in fondo alla galleria dove, raggiunti da Cesare, cominciano a disostruire la frana rendendosi conto che il flusso d’aria che la attraversa aumenta in maniera abbondante .
Leo ,Valentina e Stefano iniziano il rilievo della galleria dalla frana fino al caposaldo 65, mentre Linda ed io andiamo ad armare la parte alta del Black Magic.
Con le 2 corde a disposizione (15 e 35 circa) riesco ad arrivare a stento al punto dove ci eravamo fermati io e Pascal con la risalita (mancano altri 20 m alla base) e a effettuare il passaggio sulla corda a valle. Recuperata la 50 con l’intenzione di usarla per completare l’armo del pozzo in maniera definitiva, noto dei particolari che mi fanno sorgere dubbi riguardanti qualche ipotetico colpo subito dalla caduta di sassi. Decido quindi di riportarla su per controllarla, disarmando il tutto in maniera tale da poter ripulire bene il pozzo.

Una volta risalito in galleria mettiamo in ordine i materiali e ci dirigiamo verso la frana per dare una mano a disostruire: sono scesi di circa 2 metri dal punto di partenza, ma la disostruzione sembra ancora impegnativa.

Dopo aver prosciugato le batterie del trapano prepariamo i sacchi e ci incamminiamo verso l’uscita, concludendo la giornata a cena insieme ad altri ragazzi del GSAV e del gruppo pistoiese incrociati in grotta lungo la via di uscita.

Salvatore Iannelli – Progetto ORCO

La freccia indica uno stretto passaggio in sala “KYM”… dove porterà?

Qualche notizia in più…
In questa uscita è stato rifatto il rilievo partendo dalla frana di fine galleria sino al caposaldo 65 (bivio Om) passando per cr.61 (bivio Asino-Meinz) e cr.64 (vecchio cb) lungo la la galleria alta. Il nuovo rilievo non si discosta poi molto dal vecchio, sul quale però era stata apportata una correzione di -3°, legata ad un errore della bussola. Purtroppo, molti dei vecchi riievi erano disturbati dal fatto di accostare la bussola all’occhio in prossimità del casco, dove si trova l’impianto luce. Adesso, con la chiusura della poligonale principale, gli errori si dovrebbero compensare molto bene. L’errore era comunque piccolo, meno di 2 metri.
Percorrendo con attenzione la galleria principale risultano diverse diramazioni secondarie, sia in basso che in alto, che andranno riviste bene e rilevate anch’esse, alcune delle quali con circolazione d’aria e che puntano verso zone “vuote” e forse altri ingressi alti.

A Finis Africae abbiamo portato la poligonale sino alla sala cui si accede da un breve ma stretto meandro alla partenza del P58. I torinesi, nel loro articolo (Grotte 90), raccontano di aver trovato in questa sala un ometto e una scritta “KYM” senza sapere di che ramo poteva trattarsi. Nel loro rilievo mancava però questo tratto. Ora sappiamo che ci troviamo quasi sotto al Quadrivio, in zone dove dai vecchi rilievi non risultano rami esplorati.
La scritta punta verso un passaggio stretto oltre il quale, a leggere il vecchio articolo, ci dovrebbe essere una galleria concrezionata che porta su un pozzo non armato. La cosa rimane tuttora avvolta nel mistero perché non si sa da dove siano arrivati i primi esploratori (quelli della scritta). E’ abbastanza strano che i torinesi, e in particolare Giovanni Badino, non sapessero riconoscere quella zona.
Tutta questa zona risulta quindi di grande interesse, anche perché ci avviciniamo alla quota critica del piano di gallerie principale del Corchia. Bisognerà tornare, armati di mazzetta e scalpello, per tentare di capirci qualcosa. A questo punto converrà anche rivedere bene tutta la zona del Quadrivio e in particolare il ramo sinistro, perché la provenienza più probabile dei primi esploratori è da questa zona, mentre la possibilità che quel “KYM” sia un’abbreviazione di Khayyam appare poco probabile, visto che quel ramo risulta abbastanza lontano.
Direi quindi che si stanno aprendo prospettive interessanti nella zona che sta tra Quadrivio e Galleria Onishi, dimostrando ancora una volta quanto sia importante il rilievo per indirizzare le esplorazioni in sistemi complessi come questo.

Alleghiamo qui una prima restituzione della sezione del Corno Sinistro.
Benché schematica si vedono bene alcune cose: intanto si riconosce il piano di gallerie di -250 (dal Cacciatore). Si tratta di un piano freatico a tubi coalescenti poco o nulla reinciso, ma tagliato da una miriade di ringiovanimenti.
Si vede poi bene il piano di gallerie inferiori (-350) di cui fa parte la Galleria Onishi e quella del campo base. Questo piano ha invece forme (e depositi) di scorrimento a pelo libero ed è forse in qualche modo correlato con i freatici del Puma.
Da questo secondo piano partono tutti i grossi approfondimenti: Ramo G, Finis Africae, Khayyam, Gnomo e Meinz/Titani che sono sempre più profondi da W verso E, forse per cause strutturali.
Alla base del Gran Sabba ci sono le grosse gallerie dei Maremmani/Musici, in continuità con quelle dei rami dei Fiorentini. Strano che non ci siano gallerie a quelle quote anche nel Corno Sinistro…

Leonardo Piccini – Progetto ORCO

Partecipanti: Tullio Bernabei, Barbara Cortecci, Ada De Matteo, Salvatore Iannelli, Cristian Leonardi, Leonardo Piccini, Stefano Spagnolo, Alessio Tovani, Linda, Cesare Venturini, Michelangelo