Un po’ di storia…
Nel marzo del 1983 nasce il Complesso Carsico del Monte Corchia, in quegli anni la grotta più profonda e lunga d’Italia. Negli anni ottanta nuove esplorazioni aggiungono altri tasselli al sistema e rendono perciò necessario un grosso lavoro di topografia sotterranea, sotto l’egida della Federazione Speleologica Toscana per riuscire finalmente ad avere, nel 1991, una pianta aggiornata e quasi completa, che ufficializza i 50 km di sviluppo spaziale del complesso.
Quel “quasi completa” nasce dall’impossibilità di collegare alcuni dei vecchi rilievi con i nuovi, per cui la pianta generale, che viene anche pubblicata in forma ridotta su Talp, contiene alcune gravi lacune che inducono a ritenere che lo sviluppo del complesso sia in realtà già di quasi 60 km.
Il progetto ORCO
Nel 2010, in occasione di un fruttuoso corso di rilievo ipogeo organizzato dalla Federazione Speleologica Toscana, germoglia l’idea di colmare quei “buchi” e di aggiornare il rilievo con le ultime importanti esplorazioni, nonché, ora che la tecnologia lo permette, di realizzare il modello 3D del sistema. Nasce così il progetto “Operazione Rilievo COrchia”. Lo stesso anno viene organizzata una prima affollatissima riunione dalla Piera a Levigliani e iniziano con entusiasmo i lavori di rifacimento delle poligonali.
Il rilievo del 1991 era stato realizzato assemblando su carta millimetrata e poi su acetato (un originale 1:1000 lungo oltre tre metri) i vecchi disegni, collegati sulla base di alcune poligonali di controllo che univano gli ingressi principali, riposizionati con triangolazione topografica esterna di precisione. Gli errori erano stati compensati “a occhio”, aggiustando il disegno ma ora il progetto ambiva a una precisione maggiore e a una restituzione tridimensionale.
Negli anni seguenti sono state organizzate altre uscite collettive di rilievo, che però hanno visto ridursi progressivamente il numero dei partecipanti, forse spaventati dall’enormità del lavoro da fare o dalla labirinticità di alcune parti del sistema, come certe zone del Farolfi.
Sebbene le campagne di rilievo non siano sempre state organizzate con metodo, si è provveduto prima alla revisione della parte del sistema considerato come “Antro del Corchia”, cioè dall’ingresso di Buca d’Eolo sino al fondo con tutte le diramazioni, esclusi però i Rami dei Fiorentini e i Rami di Valinor, che sono stati considerati settori a sé, essendo le uniche parti del complesso di cui esistevano dei rilievi quantomeno omogenei.
Dopo un lungo lavoro a tavolino di revisione delle poligonali, alcune delle quali estratte dai disegni, il settore “Antro del Corchia” conta ora uno sviluppo rilevato di 20 km cui mancano solo alcune diramazioni minori. Il settore “Valinor”, dopo le campagne di rilievo del 2016 e 2017, raggiunge ora 7 km di sviluppo, mentre i Rami dei Fiorentini mantengono ormai i 9,2 km di sviluppo da diversi anni, in attesa che qualcuno vada a rimetterci il naso. I settori in cui il lavoro di revisione è invece ancora incompleto sono quelli del Fighiera e del Farolfi, le cui poligonali risultano attualmente pari a circa 16 e 12 km di sviluppo con però molte diramazioni ancora mancanti.
“Corchia 2.0”
Proprio in virtù di dare un nuovo impulso al rilievo e ri-esplorazione di questo grande complesso, nell’estate del 2018 ha preso avvio un nuovo progetto, denominato “Corchia 2.0” che si affianca all’ORCO e che si propone di rivedere alcune delle zone che da diversi anni non sono state più percorse, con lo scopo principale di trovare nuove diramazioni, oltre che di rifarne i rilievi. Nella seconda metà del 2018 si sono quindi succedute diverse uscite con l’obiettivo di installare un campo ben attrezzato nella zona del Fighiera da cui partono quelli che sono stati i primi “fondi” esplorati tra il 1976 e il 1978 (Pozzo dell’Asino che Raglia Buoni Consigli) e da allora forse mai più rivisitati.
Già durante le prime uscite sono state trovate alcune nuove diramazioni e rilevate alcune di quelle mancanti per oltre 2 km di sviluppo, portando quindi il totale delle poligonali a superare oggi i 64 km di sviluppo.
Il progetto ORCO si configura come una iniziativa trasversale che coinvolge gruppi e singoli speleologi provenienti da tutta Italia e che ha beneficiato del supporto logistico della Federazione Speleologica Toscana, della Grotta del Vento e di numerosi privati cittadini che hanno messo a disposizione li loro materiale, oltre che il loro tempo.