Set 142023
 

Prossimi impegni:

Il prossimo sarà un altro fine settimana importante, come del resto ormai periodicamente accade, per gli speleologi impegnati sui vari fronti di O.R.CO. il progetto che da anni sta postando avanti lo studio, il rilievo del complesso carsico del monte Corchia ma anche e soprattutto l’esplorazione di quanto ancora sconosciuto, andando ad aggiungere ogni volta nuovi tasselli a questo mosaico naturale.

Ieri sera il gruppo di lavoro, riunito online, ha pianificato il programma per sabato 16 e domenica 17 Settembre.

Foto S. Iannelli

Sabato 16 saranno organizzate 2 squadre. Una prima sarà impegnata in Farolfi per a) rilievo e controllo ingresso fino a caposaldo 26 b) per discesa p. 100 ubicato nei pressi dell’ingresso con contestuale controllo dell’area circostante. Mentre l’altra si dedicherà al Fighiera (Buca del Cacciatore) per l’esplorazione ed il rilievo delle zone nuove. Anche Domenica 17 saranno ugualmente organizzate 2 squadre che però si occuperanno entrambe del rilievo e controllo di aree prossime al pozzo Bertarelli – ramo della Fatica e ramo dell’Infinito.

Per chi fosse interessato a partecipare contattare segretario@speleotoscana.it

Assai difficile prevedere per quanto ancora si possa estendere il complesso del Corchia, una grotta molto importante per la storia della speleologia ma anche particolare, basti pensare alla sua estensione (attualmente circa 72 Km) racchiusa in un massiccio montuoso relativamente piccolo. Una cosa è certa, c’è ancora molto da fare e moltissimo da scoprire, per questo è fondamentale la collaborazione di tutti gli speleo interessati.

Ago 252022
 

Retignano, 7-8-9 Ottobre 2022

Ad ottobre si terrà un corso di tre giorni dedicati all’apprendimento delle tecniche di rilievo in grotta; organizzato dalla commissione scientifica con il supporto di esperti relatori, dove sarà possibile apprendere e/o approfondire i fondamenti del rilievo e le metodologie legate alle nuove possibilità che l’innovazione tecnologica offre.

Di seguito gli argomenti che saranno trattati:


• Introduzione su cosa è un rilievo in grotta;
• Come e cosa si misura;
• Prova pratica in grotta;
• Acquisizione dei dati su carta;
• Elaborazione su carta partendo da poligonale


I principali relatori che interverranno sono Leonardo Piccini, Marc Faverjon, Danilo
Magnani e Giulio della Croce.


Le lezioni teoriche si svolgeranno presso il Ristorante La Pollaccia in località Pollaccia n. 2
Retignano – Stazzema (LU)

Sarà possibile pernottare con sacco a pelo o tenda (con uso bagno/doccia) negli spazi messi a disposizione dal Ristorante.

Il corso avrà un costo di 25€ a persona, sarà inoltre possibile acquistare una t-shirt della FST al prezzo di 20€

Per vitto ed alloggio:

  • Colazione €5
  • Pranzo €15
  • Cena €15
  • Posto tenda/sacco a pelo (con uso bagno) €3

Tutti i prezzi sono intesi a persona, le quote di vitto ed alloggio dovranno essere saldate all’atto della registrazione del partecipante.

A breve sarà pubblicato il volantino ufficiale con il modulo di iscrizione.

Giu 242022
 

Recentemente la Federazione Speleologica Toscana ha allestito una esposizione di pannelli informativi sulle attività federali e sulla speleologia toscana, già allestita in occasione dello scorso raduno SpeleoKamaraton a Marina di Camerota e durante il recente Congresso Nazionale ad Ormea, adesso ci sarà la possibilità di poter vedere la mostra per un periodo decisamente più lungo ma soprattutto anche per un pubblico di non addetti ai lavori.

Foto M. Faverjon

La mostra sarà inaugurata nella sala Musmed domenica 3 Luglio alle ore 17.00 e resterà allestita fino a Sabato 10 Settembre accessibile da tutti i visitatori del Museo, con ingresso libero.

L’esposizione si articola in 9 sezioni:

  1. Sezione storia
  2. Sezione volontariato
  3. Sezione scientifica
  4. Progetto ToscoBat
  5. Sezione cavità artificiali
  6. Progetto ORCO
  7. Sezione esplorazione
  8. Sezione soccorso speleologico
  9. Sezione tutela ambientale
Nov 062021
 

Dopo la proiezione in anteprima a Levigliani in occasione della serata evento per l’inaugurazione della targa alla memoria della Piera e la recente proiezione durante il raduno SpeleoKamaraton, adesso è finalmente disponibile per la visione ed il download il film di Roberto Tronconi “La montagna Vuota”, in fondo all’articolo il link per accedere alla pagina dedicata.

Il film “Corchia – La Montagna Vuota” è un viaggio dentro quello che a ragione viene considerato uno dei “massimi” sistemi carsici d’Europa, dove per 180 anni si sono avvicendate generazioni di speleologi giunti da tutto il mondo con l’intento di svelarne i più reconditi segreti e di comprenderne la vastità.
La prima traccia documentale delle esplorazioni della Buca di Eolo o “Ventajola”, nome con cui era conosciuto allora l’Antro del Corchia, risalgono al lontano 1840 ad opera dell’Ing. Angelo Simi e di suo figlio Emilio.
Ma è soltanto nel 1960 che viene raggiunto per la prima volta il fondo del complesso carsico con una spedizione congiunta dello SCM e GSB (Speleo Club Milano e Gruppo Speleologico Bolognese).
Tempi assai lontani ma incredibilmente uno dei protagonisti di quella memorabile impresa, allora vent’enne ed oggi ancora in vita, accompagna lo spettatore con il suo racconto rievocativo e avvincente mentre scorrono le affascinanti immagini del Fiume E. Vidal.
Il film “Corchia – La Montagna Vuota”, primo -1000 nella storia della speleologia italiana, non vuole essere soltanto il ricordo di ciò che in quegli anni di fervore a cavallo tra il ‘60 ed il ‘70 ebbe a significare l’esplorazione dell’Antro del Corchia con le sistematiche spedizioni di ricerca da parte del Gruppo Speleologico Fiorentino e non solo, raccontate da Franco Utili, memoria vivente dell’Antro del Corchia e uno dei massimi conoscitori della grotta, ma vuole porre anche un interrogativo su ciò che oggi sia diventato fare speleologia.
E’ Andrea Gobetti, noto scrittore e speleologo, protagonista delle esplorazioni nell’Abisso C. Fighiera, una delle pagine più belle e affascinanti della storia di questo complesso sistema ipogeo ad addentrarsi nel tema e a porre sul tavolo la questione di cosa significhi oggi essere speleologo.
Andrea Gobetti, come al solito, irriverente e sferzante, disamina la questione saliente del perché l’uomo scenda nelle viscere della terra e da essa ne venga attratto: la sete eterna di conoscenza, la voglia di sapere che l’uomo ha di fronte a questi vuoti immensi che incontra nel suo “vagare” dentro il Monte Corchia, obbliga lo spettatore a riflettere sul significato interiore e filosofico del concetto di “Montagna Vuota”, una fitta ed intricatissima rete di gallerie e pozzi che si articola nel cuore della montagna per uno sviluppo inimmaginabile di 70 Km ed oltre, fino ed una profondità di –1187 mt., tale da costituire un unicum geologico planetario.
Il film oltre a mostrare le immagini di questo strabiliante complesso carsico di notevole interesse naturalistico e paesaggistico è una raccolta documentale di quei momenti storici unici e di quelle memorabili imprese, tale da rappresentare un importante contributo alla conoscenza nonché valorizzazione del Monte Corchia sulle Alpi Apuane e del suo comprensorio.

Roberto Tronconi

Guarda e scarica il film

Ago 262021
 
Resoconto O.R.CO. 21-22 Agosto 2021

Sono passati 2 anni e 3 mesi dall’ultima volta in Khayyam, lo intercettammo dal Finis Africæ attraverso una serie di passaggi tutt’altro che comodi ma probabilmente più comodi dei famosi “Castighi di Dio” che si trovano a monte del punto di congiunzione fra questi 2 rami del Fighiera.

Foto S. Iannelli

Dico probabilmente perché dato che non ci sono mai stato preferisco evitare di riempirmi la bocca con affermazioni mitologiche fondate sul “sentito dire” come spesso accade fra strane forme di speleologi.

Dunque venerdì sera ci incontriamo a Levigliani, riuniti a cena per organizzare al meglio questa punta in Fighiera. Con noi ci sono anche alcuni cari amici che non ci seguiranno in grotta ma ad ogni modo ci rendono piacere con la loro presenza, é risaputo che delle sane risate a tavola in buona compagnia non hanno mai fatto male a nessuno. Appena finito di mangiare usciamo a fare delle prove di calibrazione del Disto ma non essendo molto soddisfatto del risultato decido di rimandare il rilievo, quindi passiamo a preparare i sacchi in maniera maniacalmente efficiente e alle 2:00 ci mettiamo finalmente a riposo. Ogni tanto osservo gli altri dormire mentre faccio i conti dei materiali da recuperare dai nostri magazzini ipogei, poi alle 5:30 suona la sveglia, schizziamo in piedi e all’alba partiamo verso il 19°. Qualcuno é anche riuscito a godersi 3,5 preziosissime ore di sonno… Faró finta di aver dormito anche io.Alle 10:00 siamo al Campo Base Hilton, la pacchia dei nostri 4 sacchi mezzi vuoti é giustamente finita, da qui in avanti cominciamo a caricare corde e attacchi lungo la via. Era imbarazzante andare in giro con il sacco da pellegrino scuriosatore di esplorazioni altrui…Scendiamo rapidamente nel “Finis Africæ” e ci infiliamo nei passaggi che portano alla saletta “KYM”, adesso la situazione comincia a farsi veramente scomoda, la via si alterna dallo stretto, al basso, al bagnato e tutto ovviamente molto ventilato, con qualche pozzetto da scendere in corda. Uno spettacolo… Per fortuna che é così! almeno ne tiene lontani tanti preservando l’affascinante meandro dal quale, totalmente avvolti dalle concrezioni, si trova accesso al Khayyam.

Riprendiamo i passi dal limite in cui 2 anni fa ci eravamo spinti io e Antonio, da qui in poi dobbiamo rimboccarci le maniche. Abbiamo un meandro davanti a noi dove é possibile proseguire sia in alto che in basso partono Veronica e Jack per vedere come evolve, seguo Veronica in una bella condotta di modeste dimensioni poi trovo una corda che scende giù, é datata e per niente usurata, non servirebbe nemmeno, con un po’ di abilità in contrapposizione si disarrampica il meandro fino ad arrivare alla base, poi un altro salto porta in un ambiente più largo, sento jack che mi parla é abbastanza vicino ma é separato da me da 4 metri di strettoia a prova di gatto quindi l’unica via é quella alta. Da qui abbiamo di nuovo 2 possibilità di prosecuzione, la maggior parte dell’aria passa in alto ma sono convinto che non sia questa la via. Marco torna a verificare per sicurezza. Mangiamo un boccone e ripartiamo armando lungo un fratturone inclinato per circa 25m, alla base si esclude subito una delle 2 direzioni visto che non ci passa nemmeno un piede, dall’altra parte invece ci passa l’aria e anche il piede, il resto un po’ meno… Va avanti la strettoista a perdere poi seguiamo io Jack e Marco. Quante risate li dentro… Sbuchiamo in un pozzo camminando su blocchi di crollo, perdiamo un bel po’ di tempo a ripulirlo dalle insidie, alcune fin troppo grosse, giunti alla base proseguiamo al soffitto di una forra concrezionata fino ad affacciarci su un’altra verticale, é facilmente intuibile che dobbiamo traversare sorvolandola, quindi vado avanti e metto in sicurezza il passaggio, da qui a pochi metri ci affacciamo su un pozzo ampio e spuntano alcuni dubbi. Si vede un terrazzo in lontananza sul lato destro, armo la verticale e scendiamo tutti, 10 metri avanti a noi un’altra verticale che da su un attivo, i dubbi stanno diventando certezze… Che la diritta via era smarrita! Devo scendere per averne conferma e infatti la forra diventa oscura, stretta, con le pareti ricoperte di fango, l’ultima sfiammellata é di chi ha osato per altri 2 metri. Ho perso gia troppo tempo, torno su di corsa.

Qualcuno comincia ad avere sonno… Esclamo: “ma se sarà appena ora di cena!dai su, ci siamo lasciati qualcosa alle spalle, torniamo indietro a cercarla” Veronica e Marco tornano all’attacco della verticale e si separano in perlustrazione. Io e Jack puntiamo a raggiungere il terrazzo e ci prepariamo a chiodare un traverso pur non avendo alcuna voglia di farlo, immaginando che la via che stiamo cercando non sarà certamente li e infatti non chiodo un bel niente. Giunto alla quota del terrazzo chiedo a Jack di spostarsi da sotto e saldo a qualche appiglio, con l’aiuto di un cordino, raggiungo la meta. Il Gran Maestro suggerisce che in certi casi bisogna sentirsi dentro una bolla concentrandosi esclusivamente su quei pochi centimetri che ti circondano contenuti in essa. Le ovvie controindicazioni sarebbero: “se fai qualche flop la bolla non ti tiene e ti fai un bel volo pendolando contro la parete opposta” ma intanto il suo suggerimento mi é d’aiuto come sempre. Qui osservando verso l’alto vedo un pozzo di grandi dimensioni, una diramazione verticale attraverso blocchi di crollo da su un altro ambiente che sembra essere grande, tento una folle arrampicata, per circa 15-20 metri, i blocchi sembrano stabili e oltretutto guardo bene di non volare giù. Mi sto chiedendo perché diavolo stia arrampicando qui dentro seppur certo che la via non sia questa. Che domande… Il “conosciuto” mi interessa relativamente e sono appena giunto alla base di un altro pozzo con la bava alla bocca e il timore alle spalle, mentre da dietro mi sento urlare in lontananza da Marco “Veronica ha trovato delle condotte” mi spunta un sorriso provvisorio… Adesso guardiamo come disarrampicare. Arrivo da loro, Veronica mi dice “vai un po’ a vedere” mi affaccio, esclamo “Eccola qui l’aria!” le chiedo se salgono su a forma di aspirale e mi dice di si, almeno per il tratto che le ha percorse. Non c’é dubbio, ci siamo! Percorriamo le condotte fino a sbucare in una galleria e da qui a pochi metri arriviamo nella galleria principale. Quanta roba che c’é da rivedere in Khayyam… Mentre mordiamo delle barrette disgustose, sorrido e dico “é qui che comincia la grotta, si risale!”, imbocchiamo il “Ramo degli Orchi” lasciandoci alle spalle l’enorme galleria e tante emozioni, durante le risalite mi rendo conto che ci sarebbero diversi tratti da rendere più agevoli e sicuri, ma stanno bene come stanno. Lasciamo alla grotta il beneficio di prendersi gioco di chi non la comprende e non se la guadagna.

Il sonno comincia a mostrarsi seriamente con strani effetti. A tratti sembra di dialogare con degli ubriachi, allora cerco di tenere alto il morale di tutti pedalata dopo pedalata “forza! Non saranno certo i capricci e il sonno a portarci fuori da qui” Arrivati in Galleria di – 250 sembra di essere fuori ma il 19° non é ancora vicino. 4 anime dannate vagano in galleria, ogni tanto rompo il silenzio richiamando l’attenzione dei miei compagni per tenerci svegli. Finalmente si sente l’aria di fuori, il 19° ci regala il solito panorama spettacolare, con l’alba sugli appennini, ritorna la gioia sui nostri volti e parte un urlo che avranno udito fino a Castelnuovo, subito dopo ci sdraiamo nell’erba e ci mettiamo a dormire per qualche minuto prima di scendere alle macchine e andare a mangiare.

Partecipanti :

Veronica Bacchinucci, Maurizio Rizzotto (Jack), Salvatore Iannelli, Marco Florio.

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