Giu 232021
 

Resoconto O.R.CO. 19-20/06/2021

19/06/2021 Primo appuntamento in ampio ritardo nel calendario.

Ci troviamo alle 9:30 alla marginetta di Fociomboli io, Veronica e Leo, con 2 validissimi motivi per entrare in grotta. 

Foto S. Iannelli

Il primo é quello di rimettere finalmente mano alle esplorazioni lasciate in sospeso dallo scorso ottobre 2020. Il secondo é quello di scappare dal caldo afoso che ci toglie l’aria nell’avvicinamento al 19°.

Una volta superati i primi passaggi scomodi dell’ingresso ci sediamo per un paio di minuti a goderci il fresco della grotta, poi riprendiamo in agilità il cammino verso il Traforo del Fighiera dove ci liberiamo della roba da campo e facciamo rifornimento per lo stomaco. 

 

Eccoci nel Ramo degli Orchi.

Il Gran Maestro fa degli apprezzamenti positivi sul Pozzo Versilia e all’Auditorium, un po’ meno per il Marron Glace… 

Mi sento in imbarazzo ma onorato nel trovarmi qui a fare strada raccontando le vicende delle esplorazioni a chi di norma le racconta agli altri essendo il miglior conoscitore di questa grotta. 

In pochi minuti recuperiamo i materiali da armo e ci dirigiamo nel punto di esplorazione. Il forte boato che avevamo sentito ad ottobre prodotto dallo scorrimento d’acqua non si sente più e presto scopriremo il perché. Leo attrezza subito la prima calata e si affaccia a valutare la situazione mentre io e Veronica lo seguiamo. La forra che avevamo visto io ed Ivan dalla Galleria dei Sogni va presto a stringersi e alla base c’é ancora un po’ di scorrimento nonostante il periodo di siccità. Ci dividiamo a scuriosare per alcune valutazioni, l’acqua ne percorre la base alternandosi mediamente in tratti orizzontali di 10m con un solco inciso nel centro profondo circa 20 cm che mi ricorda un bellissimo tratto dei “Nuovi Mondi” dell’ Abisso Cul di Bove, e verticali di altrettanti metri. Ci rendiamo conto che la forra verso monte stringe troppo, prende le sembianze di Buca Frigo… Leo vede un punto dove si potrebbe tentare una calata, il fondo é circa 20m sotto di noi ma la verticale é in parte ostruita da due lastroni di marmo che oltre a costringerci a passaggi selettivi sembrano essere di stabilità precaria, su di questi é sorretto anche il cumulo di detriti che formano il terrazzo sul quale sto sostando 3m più in alto e non abbiamo materiali da disostruzione. Nel frattempo Veronica sta cercando un’alternativa ma mi viene un’idea lampante e la metto subito al banco prova. Mi giro a prendere un blocco di circa 20kg che funzionerà da palla di cannone e miro dritto al nervo scoperto dei lastroni, il punto dove ipotizzo che tutta questa roba scarichi il suo peso, mi preparo a spalle larghe immaginando cosa succederà e fuoco! Il masso becca la lesione e va giù un mondo intero di massi mentre io con un balzo felino rimango incastrato in opposizione con spalle e gomiti fra le pareti della forra con i piedi nel vuoto. Leo si gira di colpo con uno sguardo a dir poco impressionato, mi guarda senza parole e io guardo lui mentre porto anche i piedi in opposizione, guardiamo verso il basso ed esclamo “ora si passa!” mentre ridiamo della situazione ci raggiunge Veronica spaventata dal chiasso che forse é stato registrato anche da qualche sismografo, domandandoci cosa fosse successo. Armiamo la calata e scendo a vedere. Alla base si presenta subito un altro passaggio stretto con una verticale da circa 4m, ma é oltrepassabile abbastanza facilmente quindi scendono subito anche Leo e Veronica, il trapano entra preciso a millimetro fra una parete e l’atra per mettere un frazionamento. Scendiamo io e Veronica, subito dopo pochi metri abbiamo un passaggio in frana molto selettivo ma lo miglioriamo spostando qualche blocco e avanziamo in un ambiente leggermente più comodo. Dopo qualche istante si presenta un bivio, io mio affaccio a dritto infilando la testa in mezzo a dei massi, ovviamente prosegue la forra stretta e attiva, sulla sinistra invece, si infila Veronica con delle manovre di contorsionismo… E chi la ferma! Ci aspettiamo la stessa situazione visto che ci stiamo semplicemente infilando fra i blocchi della frana che ingombrano la forra e mentre lei me lo sta confermando commette “l’errore” di dirmi che la é tutto nero! Ci sentiamo benissimo (é chiaro! Siamo ovviamente troppo vicini) ma le luci non si vedono, io sono affacciato su un attivo stretto e lei dice che li é tutto nero… Allora fatico nel fare marcia indietro e provo ad andare a vedere. Esclamo ridendo per non imprecare dai dolori “mi servirebbe il femore snodato” poi passo e nell’affacciarmi vedo sotto di me un forrone fossile. 

Questi sono i momenti che condannano le persone ad esplorare, come sa ben fare l’Abisso Fighiera. 

Ci metto qualche minuto a ritrovare la lucidità, chiamo Leo gridando, era rimasto qualche metro indietro in attesa di notizie ma non mi sente, non posso muovermi oltre questo punto per non volare di sotto, mi guardo intorno e sondo la profondità della forra. I sassi si fermano circa 15-20m sotto di noi siamo letteralmente sbucati in questo ambiente dall’alto, da un tappo di frana, poi in lontananza su una parete vedo un cordino su un anello ultradatato e perdo di nuovo la lucidità per qualche istante… Non c’é altro e non posso muovermi, é quasi sicuramente l’ancoraggio per il disarmo di un tentativo di risalita dal basso mollato al raggiungimento del tappo di frana, c’é aria di fiorentini… 

Torniamo indietro per raccontare tutto a Leo e decidiamo di riaffrontare la situazione dopo aver disostruito i due passaggi proibitivi della frana. Ma la cosa più importante che ci terrà molto indaffarati é che in questo punto passa circa 1/4 dell’aria presente all’imbocco del Ramo degli Orchi… Facciamo quindi rientro verso il campo base facendo il rilievo della parte nuova. 

Successivamente Leo riscontrerà di aver raggiunto la quota di 1080m s.l.m. Ovvero -560 nel sistema Corchia con posizionamento In pianta in prossimità dei Pozzi Valanga e Beatrice (Rami dei Fiorentini).

Il Ramo degli Orchi ha dunque raggiunto un dislivello di -310m con sviluppo di circa 500m atrraversando ambienti di dimensioni maestose a tratti ingombrati da blocchi di frana. 

 

La mattina seguente dopo qualche ora di riposo siamo diretti al Finis Africae per riverdere alcuni ambienti sui quali si era affacciato Leo durante le precedenti punte. 

Dopo qualche metro di “grotta nuova” Leo arma la prima calata. Alla base ci sono prosecuzioni ovunque, é una situazione allucinante, cominciamo ad affacciarci in alcune di queste, poi ne prendiamo una che sembra promettere bene, ma dopo qualche metro di calata in corda e disarrampicata in una forretta attiva siamo costretti a tornare indietro perché diventa di dimensioni a prova di gatto. Mentre Veronica sta osservando alcune prosecuzioni Leo ed io facciamo il rilievo. Restano un paio di punti interrogativi su alcune delle diramazioni viste da Veronica in questi ambienti principalmente verticali dove al momento abbiamo esplorato e rilevato circa 110m . Una delle diramazioni sembrava essere molto promettente, va Leo in avanscoperta intercettando una finestra con un pendolo all’attacco dell’ultimo pozzo, ma questa ci ha ricondotti nel fratturone dove si inabissa il Finis Africae, precisamente al di sopra della frana dove trova sviluppo il cunicolo che porta alla sala KYM.

Facciamo quindi due conti per la prossima volta che torneremo ad operare in questo ramo e ci incamminiamo verso il 19° con una breve sosta al campo base. 

 

Partecipanti all’uscita:

Veronica Bacchinucci, Leonardo Piccini, Salvatore Iannelli. 

 

Saluti. 

 

Salvatore Iannelli.

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