
Resoconto ORCO
13/5/2023 Giornata di esami … Non siamo tesi, non abbiamo grandi furie, neppure molta corda nei sacchi. Prendiamo quel che il Visconte ci manda. Io e Alessio, per una speleologia meno triste, ci preoccupiamo innanzitutto di sistemare alcune cose per il terzo tempo nella sua taverna a Terrinca, quali: cibo, vino bianco in frigo ecc. Arrivando a passo croce troviamo il resto della squadra, si notano bene dal movimento dei gomiti … Cessato il moto saliamo in cava e sacchi in spalla! Ci separiamo alla Diramazione Est in testa al primo pozzo da 20, lasciando indicazioni ad Alessia che era con noi durante la scorsa uscita (quando lasciammo in sospeso questo lavoro), farà squadra con Duccio e Giulia; io, Gabrienologo e Tovà proseguiamo giù al 40. Effettuiamo un primo miglioramento ai passaggi scomodi che portano nella saletta dove ci eravamo rigirati la scorsa volta con Alessandro; mentre Alessio da dietro provvede alla rifinitura, chiedendo a toni quasi minacciosi quanti altri ne mancano prima di arrivare alla risalita.
Sotto di noi si sente lo scorrimento d’acqua che scende dalla base del meandro, in direzione del 40 e considerato l’abbondante stillicidio trovato in giro a causa della stagione piovosa, possiamo dire che qui ci va di lusso. Si potrebbe arrampicare in libera da un terrazzo, intrappolandosi però proprio sotto il macigno, il che varrebbe a dire, più vino per eventuali sopravvissuti … Per evitarlo tocca risalire da un tratto più esposto, più lungo e soprattutto con scarsi appigli, quindi prendo il trapano. Non so chi dei due mi stia facendo sicura, la mano avanza da sola a fare il suo lavoro, mentre io sono distratto a cercare di capire come faccia quel blocco di marmo a restare li fermo (sperando che ci resti). Vincolo la corda per gli altri che salgono recuperando tutto, poi Alessio con la schiena a contrasto in parete e i piedi al macigno, con tanto di tifoseria sugli spalti, da qualche spinta con le gambe e scatena una scossa di terremoto … Il rischio è eliminato, il terrazzo alla base non esiste più e sembra di intravedere anche il passaggio dal quale siamo arrivati! Da qui abbiamo due opzioni per proseguire, però prima di mettermi a chiodare per raggiungere il camino sopra di noi, vado a vedere come evolve la frattura (stretta) che abbiamo davanti, immaginandomi già la faccia e le speranze di Alessio. Si prosegue strisciando, stavolta è asciutto, dopo i primi metri trovo un blocco di sezione triangolare lungo circa un metro, è piantato verticalmente a tapparmi la via, percepisco la gioia di Tovà … Ma con una manovra alla Antonio Di Beo lo corico giù, trasformandolo in ponte a tappare il meandro sotto di me. Percorro ancora qualche metro poi allarga, non poco! Torno indietro ad avvisare Alessio e Gabriele, recuperiamo i sacchi e partiamo (migliorando ulteriormente la strettoia) con Tovà che esclama “Autostrade per il Corchia”. Già! E’proprio al Corchia che puntiamo …
Si arrampica facilmente in libera per qualche metro, da una sala abbiamo altre due opzioni. Io e Gabriele tentiamo quella che per ora ci consente di proseguire in libera, ma ci porta verso l’acqua, poi in cima diventa esposto e bisognerebbe superare un passaggio stretto dalle splendide forme; dopo riallarga palesemente però optiamo per l’altra via che sta valutando meglio Tovà. Arrampico in libera per 7m poi con tre fori sono su un comodissimo terrazzo, vincolo la corda per far salire Gabrienologo e Tovà. Da qui arrampichiamo in libera per altri 10m poi mettiamo un attacco per sicurezza su un passaggio esposto, altri tre metri in libera portano al terrazzo dove decidiamo di fare dietrofront. Il Disto dice che la prossima volta ci attendono 27m di risalita, in un comodo canale che porta a due arrivi molto interessanti. Gabrienologo si offre involontariamente per fare il rilievo del tratto che abbiamo esplorato, poi impacchettiamo bene le nostre cose e ci incamminiamo verso l’uscita.
E’ strano parlare di risalite in Fighiera anche se ormai non è la prima volta … Eppure dovrebbe essere una soluzione abbastanza ovvia, visto che per anni in queste regioni, nessuno si è mai guardato più di tanto sulla testa. Specie nel nostro caso, dove a incrementare l’interesse, oltre che la presenza di uno scheletro di origine troglossena, c’è gran parte di una corrente d’aria che decide di infilarsi in ambienti (inizialmente) piccoli, piuttosto che risalire tutta attraverso un pozzo di dimensioni maestose (P40).
Giunti alla sommità del primo pozzo da 20 mi affaccio nella Diramazione Est per vedere se l’altra squadra è ancora all’opera, ma non trovo l’ombra di una corda né delle chiodature che avrebbero dovuto fare per scendere, quindi ne deduco che ci siano stati dei problemi che saranno accertati in seguito. Riprendiamo i nostri passi e una volta usciti filiamo a Terrinca con la bava alla bocca.
Partecipanti: Duccio Pieri, Alessia Fiordaliso, Giulia Mariti, Gabriele Ianett (Gabrienologo), Alessio Tovani (Tovà), Salvatore Iannelli.
Saluti.
Salvatore.
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